Durante i mesi di gravidanza il feto nella pancia della mamma può presentarsi in diverse posizioni, per poi assumere la posizione cefalica, ossia con la testolina in giù, indicativamente dopo la 30ma settimana. In questo modo, il piccolo si trova nella posizione corretta per nascere con parto naturale.
Purtroppo questo non succede sempre, a volte infatti il bimbo si trova in posizione podalica anche nelle ultime settimane di gravidanza, rendendo sconsigliato il parto naturale a favore del cesareo.
La mia prima bimba era sistemata proprio così! La ginecologa mi aveva rassicurata dicendo che i bimbi possono spostarsi fino alle ultime settimane, anche se più si va avanti e più fanno fatica a muoversi perché sono ormai grandi e lo spazio a disposizione nell’utero materno è poco.
Mi aveva parlato anche della manovra di rivolgimento, che viene praticata in ospedale da parte di un ginecologo esperto a partire dalla 36ma settimana per cercare di far cambiare la posizione al bimbo.
Che cos’è la moxa
Qualche settimana prima della fatidica 36ma settimana, parlando con un’amica ho scoperto la moxa, o moxibustione, un trattamento della medicina orientale che viene usato proprio per stimolare il feto ad assumere spontaneamente la posizione cefalica, con un tasso di successo intorno al 70-90%.
Ho subito approfondito la cosa e deciso di provare. L’ostetrica che teneva il corso pre-parto conosceva la pratica della moxa, che tra l’altro viene utilizzata anche in alcuni ospedali.
La moxa consiste nel riscaldare il punto V6, che si trova all’angolo esterno del quinto dito del piede, utilizzando un sigaro di artemisia, che puoi acquistare in farmacia o in erboristeria.
Quando si pratica la moxa
Può essere praticata indicativamente tra la 32ma e la 37ma settimana, da parte di una persona esperta o anche dal partner appositamente istruito su come fare (a me l’ha fatta mio marito). Il trattamento infatti è molto semplice da eseguire: con la mamma in posizione supina e il più possibile comoda e rilassata, il sigaro va tenuto a una distanza di circa un centimetro, riscaldando prima un dito e poi l’altro, per circa cinque minuti ciascuno. Va effettuato un trattamento al giorno, per almeno 5-7 giorni.
Moxa: le controindicazioni
Il trattamento è privo di rischi, le uniche controindicazioni sono: diabete, gravidanza plurima, gestosi, febbre superiore a 38° e grave ipertensione arteriosa. Ti consiglio in ogni caso di parlarne con il medico che ti segue o con l’ostetrica di fiducia, in modo da valutare insieme se possa essere una pratica adatta a te.
Se non ci sono problemi particolari, essendo priva di rischi e semplice da eseguire, secondo me vale la pena di provare.
Moxa: la mia esperienza
Nel nostro caso ha funzionato! Non so se sia stato l’effetto della moxa o altro, ma la nostra bimba si è girata, mettendosi in posizione cefalica e rimanendo così fino al parto!